TARTUFO, IL CIBO CHE AIUTA AD AMARE IL PARTNER.
Intanto per ciò che concerne il tartufo la storia ha molto da raccontare, era già apprezzato dagli antichi romani. Numerosi sono i trattati di cucina arrivati sino a noi nel tempo e da culture differenti. Quello che ha scatenato mille supposizioni sul potere afrodisiaco del tartufo è la presenza dell’androsterone (sostanza in grado di creare uno stato di eccitazione nelle scrofe e presente nei maiali).
Questo aspetto ha aperto la fantasia nelle menti dell’uomo sperando in un medesimo effetto anche nell’essere umano. Infatti, per riuscire a trovare il tartufo in passato venivano usate le scrofe attratte dall’odore che l’androsterone sprigiona dal tartufo.
Si può infine dire che l’aspetto afrodisiaco del tartufo sia dovuto allo status che esso rappresenta: durante il corteggiamento una cena a lume di candela con il re tartufo ha il suo indubbio fascino.
Le proprietà del tartufo come cibo unico sono molte e ma non tutti sanno della loro esistenza: una tra tante la ritroviamo nel suo essere uno dei migliori cibi afrodisiaci insieme alle ostriche e allo zafferano.
Grazie alla dea dell’amore Afrodite, si è coniato in seguito il termine”afrodisiaco” utilizzato comunemente nel corso dei tempi per indicare la capacità di un cibo di stimolare la sensualità nell’uomo quanto nella donna.
Fra mito e realtà, forma e colore, odore e sapore, il cibo è sempre stato associato e ricondotto alla sessualità e stimolato le più inconfessabili fantasie. Di fatto per l’azione esercitata sulla circolazione sanguigna esistono davvero alcuni cibi che hanno un’azione concreta nei confronti della libido o verso le disfunzioni erettili.
Per ciò che concerne il tartufo la storia ha molto da raccontare, era già apprezzato dagli antichi romani. Numerosi sono i trattati di cucina arrivati sino a noi nel tempo e da culture differenti. Quello che ha scatenato mille supposizioni sul potere afrodisiaco del tartufo è la presenza dell’androsterone, sostanza in grado di creare uno stato di eccitazione nelle scrofe e presente nei maiali. Infatti, per riuscire a trovare il tartufo in passato venivano usate le scrofe attratte dall’ odore che l’androsterone sprigiona dal tartufo. Negli ultimi decenni del Novecento si cominciarono ad avanzare ipotesi
scientifiche sulla sua virtù di stimolante sessuale, e la risposta venne da alcuni ricercatori delle università di Monaco e di Lubecca, i quali appurarono che gli effetti afrodisiaci del tartufo erano reali.
Trovarono infatti tracce, tra le sue molecole, di sostanze odorose che agendo a livello olfattivo sia in certi animali sia nell’uomo, determinavano una sottile, inconsapevole attrazione sessuale per l’altro sesso. Venne riscontrata la presenza di una sostanza simile al testosterone: l’alfa-androstenolo. Nella fase di corteggiamento vengono secrete alcune di queste sostanze odorose, tra cui i feromoni, che attirano la femmina predisposta all’accoppiamento.Questo aspetto ha aperto la fantasia nelle menti dell’uomo sperando in un medesimo effetto anche nell’ essere umano.Negli ultimi decenni del Novecento, si cominciarono ad avanzare delle ipotesi scientifiche riguardo l’aspetto afrodisiaco del tartufo.
Le prime risposte, sono arrivate dalle università di Lubecca e di Monaco, in cui gli scienziati hanno confermato che gli effetti afrodisiaci del tartufo sono reali.
Nel 1978 un’èquipe del dipartimento di Psicologia dell’Università di Birgmingham effettuò un esperimento scientifico tramite una campionatura basata sul genere maschile. L’esperimento, prevedeva due gruppi ai quali venivano mostrate delle fotografie di donne e dovevano dare una valutazione con un punteggio da 1 a 10. A metà dei volontari, prima di esprimere il loro giudizio, venne fatto annusare del tartufo bianco.
Dall’esperimento, è emerso che i volontari che hanno annusato il tartufo hanno pronunciato dei voti più alti rispetto agli altri.
Nel 2011, il test venne ripetuto in occasione della “Mostra mercato nazionale del tartufo bianco e dei prodotti agroalimentari” di Gubbio, con gli stessi risultati.
Secondo diverse ipotesi, il suo potere stimolante deriva dal forte profumo che emana. Gli scienziati, infatti, hanno confermato che nel tartufo sono presenti ottanta componenti aromatiche.
Tra le molecole del tartufo, in particolare quello bianco, sono state trovate tracce di sostanze odorose che agiscono a livello olfattivo, tanto nell’uomo quanto in certi animali e che determinano un’attrazione inconsapevole per l’altro sesso.
Il vero motivo che rende il tartufo un alimento afrodisiaco, è dato dalla presenza dello steroideo che contiene un profumo intenso. In altri tartufi invece, è stata riconosciuta l’alfa–androstenolo una sostanza simile al testosterone.
Sin da quando fu scoperto, il tartufo, è sempre stato visto come un alimento afrodisiaco.
Addirittura al tempo dei greci, veniva considerato il frutto preferito da Zeus, il re degli dei, famoso per le sue “scappatelle”. Il mito rimase anche al tempo dei romani: in più scritti si riporta la nascita del tartufo a Giove stesso, che lo creò lanciando un fulmine vicino ad una quercia. Guarda caso, la pianta preferita dal dio romano, è anche la preferita dal tartufo come sua simbionte.
Durante la storia i poteri afrodisiaci del tartufo si sono tramandati ma non sono mai stati provati scientificamente. Arriviamo così al 1978, quando un’équipe del dipartimento di Psicologia dell’Università di Birmingham condusse un esperimento scientifico: vennero mostrate a dei volontari delle foto di donne vestite ai quali dovevano dare un voto da 1 a 10. A metà dei volontari però, prima del giudizio, venne fatto annusare del tartufo bianco. Il risultato fu che questi ultimi espressero un voto di media più alto rispetto ai loro colleghi che non avevano annusato il tartufo.
Questo esperimento è stato ripetuto nel 2011 alla Mostra mercato nazionale del tartufo bianco e dei prodotti agroalimentari” di Gubbio, con gli stessi risultati: su un campione di 20 persone infatti la media dei voti di chi aveva assaggiato e annusato il tartufo era più alta, seppur di poco, rispetto alla media voto di chi non lo aveva assaggiato.
Tutto ciò ancora non ci dà certezza del potere afrodisiaco del tartufo, ma una diceria che dopo più di 2000 anni viene ancora considerata valida, forse non è solo una diceria…
Si’, il tartufo è afrodisiaco. Il test di Gubbio lo conferma
A quanto pare, è proprio vero: il tartufo ha un reale potere afrodisiaco su chi lo mangia o anche semplicemente ne sente il profumo.A Gubbio è stato ripetuto l’esperimento tentato già nel 1978 dal dipartimento di Psicologia dell’Università di Birmingham. Allora, i ricercatori fecero osservare immagini di donne vestite a dei volontari che avevano annusato il profumatissimo tartufo bianco e ad altri che invece non avevano sentito l’inebriante aroma. Risultato: i primi furono più generosi nei punteggi alle fotografie rispetto ai secondi e questo, secondo i ricercatori, bastò a confermare la presunta carica erogena del tartufo.Nelle sale del “Palazzo del Gusto” della trentesima “Mostra mercato nazionale del tartufo bianco e dei prodotti agroalimentari” di Gubbio l’esperimento – realizzato con le modalità di un gioco semi-serio – ha dato lo stesso risultato. Sono stati scelti venti volontari, tra i tanti visitatori che ieri pomeriggio hanno affollato banchi d’assaggio e degustazioni guidate: dieci di loro non avevano mangiato o annusato tartufo bianco, mentre gli altri dieci avevano mangiato il prelibato fungo ipogeo e hanno risentito l’aroma appena prima di entrare in sala.Il giornalista e sommelier fiorentino Aldo Fiordelli ha quindi guidato l’esperimento, mostrando dieci immagini di modelle e modelli in passerella e non solo, chiedendo che – di fronte a ognuna delle fotografie – il pubblico selezionato esprimesse una sua opinione con un voto da uno a dieci. Le schede sono state raccolte, i voti conteggiati e le medie hanno dato un responso inequivocabile: chi ha assaggiato o annusato tartufo bianco ha dato un voto medio di 7/decimi a ogni immagine, mentre chi non aveva avuto alcun contatto con la trifola pregiata si è fermato a 6,7/decimi. Una sottile ma concreta differenza, che in qualche modo avvalora il fatto che il tartufo sia effettivamente afrodisiaco.“Il tartufo è un eccitante formidabile, è vero, ma della mente”, sostiene proprio Aldo Fiordelli. “Il profumo intenso inebria le narici – continua il giornalista toscano – e la difficoltà di trovarlo contribuisce ad accrescerne il gusto e l’esclusività”. Fiordelli proprio ieri ha parlato anche del suo libro “Il buon tartufo – Usi e costumi del ‘diamante’ della tavola”, che non è un trattato di micologia, né il solito elenco di ricette e nemmeno una guida dell’andar per trifole, ma – per ammissione dell’autore – “poche brillanti pagine per descrivere la cultura del tartufo in cucina e fuori”.Tornando proprio alla questione afrodisiaco o meno, Fiordelli ha spiegato che “l’ipotesi di partenza è quella dell’eccitazione della scrofa (la femmina del suino, ndr) che si metterebbe a raspare freneticamente per aver riconosciuto nell’odore del tartufo quello del maiale non castrato nella fase dell’accoppiamento”.Una teoria confermata dalle ricerche delle università di Monaco e Lubecca, che hanno rilevato come nella saliva dei suini maschi ci siano molecole appartenenti al genere degli steroidi derivati dall’androstano, di cui fa parte anche l’alcol volatile del tartufo. Ecco spiegato, almeno a livello animale, l’arcano del tartufo afrodisiaco. Ben più complesso sarebbe dimostrare a livello scientifico, quanto ciò sia valido per l’uomo. Forse in quest’ultimo caso – spiega sempre Aldo Fiordelli – è più corretta l’equazione: “lo compro, costa, faccio bella figura, piaccio; lo compri, costa, spendi per me, ti piaccio”.
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