Fino a domenica oltre 2500 specialisti riuniti a Roma per il Congresso della Società Italiana di Medicina Estetica. Tante le novità per combattere le rughe senza punturine
VOGLIA di un viso più giovane, tonico e luminoso, ma paura degli aghi? Non serve farsi coraggio e sottoporsi alle punturine perché oggi la medicina estetica ha nuove armi più dolci pensate per chi soffre di agofobia, il terrore degli aghi. Le novità per il ringiovanimento del volto e soprattutto il photo-ageing sono al centro del 39° Congresso nazionale della Società Italiana di Medicina Estetica (Sime) che si svolge fino a domenica 20 a Roma e ospita ben 2500 medici.
• FOTODINAMICA, LA LUCE CHE RINGIOVANISCE
Ripristinare il turgore e la densità della pelle grazie a una luce a led. È il principio su cui si basa la Fotodinamica, una terapia non chirurgica di elezione per alcune lesioni dell’epidermide quali tumori basocellulari piani. Ora viene utilizzata anche per combattere l’acne e il photo-ageing, ovvero l’invecchiamento provocato dai raggi solari. È indicato soprattutto dopo i 50 anni e può bastare un trattamento una volta al mese.
• COME SI ESEGUE
“Prima si applica sul volto una crema che viene attivata grazie all’acido delta-aminolevulinico e che deve restare in posa per 2-3 ore – spiega Emanuele Bartoletti, presidente della Società Italiana di Medicina Estetica – si tratta di una sostanza fotosensibilizzante che a sua volta viene attivata da una fonte luminosa che colpisce l’area danneggiata favorendo il ringiovanimento cutaneo”. Il trattamento funziona anche se, anziché esporsi ad una sorgente luminosa artificiale, ci si espone alla luce del sole per 15-20 minuti. “Questo significa – aggiunge Bartoletti – che contrariamente a quanto accade per i classici peeling a base di acido glicolico o piruvico che non si possono più fare quando inizia la bella stagione, la fotodinamica si può fare anche in questo periodo dell’anno”.
• FOTONICA, LA FOTOSINTESI CLOROFILLIANA DELLA PELLE
Tra le novità più recenti di cui si parlerà al congresso, c’è la tecnologia biofotonica, un trattamento estetico di nuova generazione in grado di stimolare nelle profondità del derma la produzione di collagene con una tecnica ispirata alla fotosintesi clorofilliana. “Si tratta di una tecnica non invasiva priva di effetti collaterali che agisce sfruttando il potere della luce blu per stimolare in profondità la produzione di collagene – spiega Maria Gabriella Di Russo, docente di Medicina Estetica al Master dell’Università di Pavia – Si basa sull’interazione tra fotoni e fibroblasti, cellule del nostro derma preposte alla produzione del collagene”. Questa tecnologia è in grado di arginare gli effetti di tutti i tipi di invecchiamento, riduce le rughe sottili in particolare nella zona del contorno occhi e delle labbra, oltre che attenuare la dimensione dei pori, delle cicatrici con un globale miglioramento della texture, della compattezza e della luminosità cutanea.
• COME SI ESEGUE
Per ottenere un effetto antiage visibile è necessario sottoporsi a un ciclo di quattro sedute di cui una ogni quindici giorni. Durante la seduta, l’area da trattare viso, collo, e decolleté oppure dorso delle mani viene preliminarmente detersa: “Si fanno indossare occhialini protettivi e si proteggono le aree tatuate – spiega Di Russo – Si applica poi uno strato di 2 mm uniforme del gel fotoconvertitore, si posiziona la lampada multiled a una distanza di circa 5 cm e si attiva il trattamento, poi si rimuove il gel, si idrata la cute trattata con una maschera lasciata in posa per altri quindici minuti, infine il paziente può truccarsi e tornare alla sua routine”. Al termine del ciclo di trattamenti, il numero di fibre di collagene è in media maggiore del 400 per cento.
• LA MEDICINA RIGENERATIVA
Grande attenzione al Congresso anche per la medicina rigenerativa: “Con la biostimolazione si iniettano sostanze nel derma capaci di dare “vitalità” alle cellule e aumentare la produzione di collagene – spiega Bartoletti – è il caso, ad esempio, del plasma arricchito in piastrine: sangue che viene prelevato e “centrifugato” in modo da ricavarne un siero ricco di piastrine che viene poi re-iniettato nel derma del paziente stesso”. Proprio come quando si attiva il processo di guarigione di una ferita, le piastrine entrano in azione coagulando e liberando le sostanze necessarie alla rigenerazione (fattori di crescita), stimolando così i fibroblasti alla produzione di collagene. L’effetto è quello di una pelle più tonica, con una luminosità maggiore, rosea e al tatto tonica.
• COME SI ESEGUE
Si tratta di un trattamento un po’ difficile da eseguire perché le piastrine non possono essere usate nello studio del medico ma solo in ospedale dove c’è un servizio di ematologia, ma ci sono ormai diversi studi medici che si sono convenzionati con studi di ematologia. “Si preleva una fiala di sangue che viene conservato in una provetta ad hoc che viene poi messa nella centrifuga per 6 minuti a tremila giri – aggiunge l’esperto – questa rotazione fa separare la parte rossa e la parte bianca del sangue, il gel separatore dove rimane plasma, piastrine e globuli bianchi. A questo punto, il plasma viene iniettato con un ago molto sottile nel derma del viso. Alla fine, si formano dei piccoli ‘confettini’ bianchi che vanno via dopo un paio d’ore”.
• IL PROBLEMA DELLE MACCHIE
Uno dei crucci maggiori delle donne, dopo le rughe, sono le macchie marroni o grigio-marroni che compaiono sul viso, sul décolleté o sul dorso delle mani. “Il melasma è causato da una iperpigmentazione della pelle – fa notare Antonio Pulvirenti, docente della Scuola Internazionale di Medicina Estetica della Fondazione Internazionale Fateenefratelli. I melanociti, le cellule dell’epidermide deputate alla produzione della melanina, producono cioè una quantità eccessiva del pigmento, dando origine alle discromie, cioè alle antiestetiche macchie”.
• COME COMBATTERE LE MACCHIE
Come eliminarle? La terapia più utilizzata per il trattamento delle macchie è il peeling chimico che provoca un’accelerata esfoliazione della parte superficiale della pelle portando a un rinnovamento degli strati più superficiali nella stessa pelle. “Il protocollo di metodiche integrate per la cura ed il trattamento del melasma – prosegue Pulvirenti – prevede l’utilizzo di una strategia fisica con l’utilizzo di sistemi laser di ultima generazione con tecnologia a picosecondi (unità di tempo pari a un millesimo di miliardesimo di secondo), che permette di frammentare la melanina in piccolissime parti senza danneggiare la pelle e riequilibra il procprocesso di melanogenesi delle cellule melanocitarie. Viene poi impiegata una strategia chimica, ovvero una maschera depigmentante, e l’integrazione di nutraceutici specifici che possano aiutare dall’interno la cura di questo inestetismo”.