La tecnologia digitale sta cambiando il nostro modo di relazionarci con gli altri. E adesso alcuni esperti si domandano se anche i modelli di cura dovranno piegarsi a questa trasformazione, passando da sedute tradizionali sulla poltrona o lettino a quelle online
LA PSICOANALISI fa i conti con la rete. Con l’esperienza di una disciplina che ha attraversato il secolo breve con tutte le sue rivoluzioni, e oggi non può rinunciare a riflettere su una dimensione, quella del virtuale, dell’immateriale o del cyber, che trasforma radicalmente il modo in cui vediamo noi stessi, le nostre relazioni, e in cui costruiamo la nostra identità. I temi, insomma, di cui la psicoanalisi si occupa da sempre. “Viviamo un in una condizione paradossale, in una realtà fatta di connessioni infinite, in cui però alcuni scelgono di ritirarsi dal mondo”, spiega
Cristina Saottini, segretario scientifico del Centro milanese di psicoanalisi Cesare Musatti, che all’argomento dedica sabato 14 aprile il convegno “La psicoanalisi all’epoca della rete” ( 9,30/17,30 spazio Oberdan Viale V. Veneto 2, info e iscrizioni: www.cmp-spiweb.it).
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• LE RELAZIONI AI TEMPI DELLA TECNOLOGIA
Aver paura delle novità fa parte della nostra storia: “I primitivi temevano che gli specchi gli rubassero l’anima, oggi la tecnologia può fare paura, temiamo che cambi il nostro modo di stare in relazione, ma in ogni novità ci sono anche delle potenzialità”, prosegue la psicoanalista. Per raccontarle si è scelto di partire da un film, “Her” di Spyke Jonze (qui il trailer www.youtube.com/watch?v=WzV6mXIOVl4), storia di un giovanotto introverso e infelice che arriva a stabilire una relazione con un Sistema Operativo intelligente e in grado di evolvere – che nella versione originale ha la voce di Scarlett Johansson – e attraverso questa relazione immateriale, poi destinata a sgretolarsi, riscopre la capacità di confrontarsi con i propri simili. Un modo per riflettere su come la rete, anziché distanziare, possa aiutare ad avvicinarsi a se stessi? “Il protagonista del film fa esercizio di relazione con un interlocutore virtuale che all’inizio è un ‘oggetto primario’, del tutto dedito a lui, e poi lo disillude ma consegnandolo alla possibilità di una relazione vera – spiega la psicoanalista – Apriremo il convegno con un collage di spezzoni del film, per cercare di portare i partecipanti, anche a livello sensoriale, nella dimensione cyber di cui discuteremo nel convegno”.
• FARE PSICOANALISI ONLINE
Il pensiero va agli hikikomori, i ragazzi che si chiudono nelle loro stanze mantenendo le relazioni col mondo solo attraverso il computer: “Sono i soggetti più fragili, meno organizzati, che in questo modo evitano di rispecchiarsi in una realtà che restituisce loro immagini non gradite”, spiega Saottini. Sarà
Giuseppe Pellizzari, psicoanalista Spi ad affrontare il tema, tra i relatori anche Andrea Marzi, autore di
Psicoanalisi, identità e Internet. Esplorazioni nel cyberspace (Franco Angeli) e Luigi Caparrotta della Società psicoanalitica inglese che porterà l’esperienza britannica. Mentre un altro psicoanalista milanese, Giuseppe Fiorentini, parlerà della possibilità – molto dibattuta all’interno delle associazioni psicoanalitiche di ‘allargare il setting’ proponendo sedute di analisi on line. Una modalità già diffusa in alcuni paesi e che si comincia a utilizzare anche in Italia, per esempio per venire incontro a pazienti lontani per ragioni di studio e di lavoro,
ma anche a chi fa fatica a instaurare un contatto più diretto, “ricordando che non si tratta solo di un dispositivo tecnico – conclude Saottini – ma di un evento importante che modifica la relazione terapeutica in modi su cui è importante confrontarsi”.