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Una dieta rivolta solo a chi ha una diagnosi di sindrome dell’intestino irritabile

Questa dieta è rivolta solo a chi ha una diagnosi di sindrome dell’intestino irritabile. Ma guai a usarla per perdere chili in frettaLe condizioni per aver preso chili in quarantena ci sono tutte. Gli studi di mercato dicono che i carrelli degli italiani sono pieni di ingredienti per impastare dolci e pizze, ma anche di comfort food e prodotti da aperitivo. Un’indagine inglese sui lavoratori in smartworking rileva che, dall’inizio del lockdown, il 33% delle persone sta mangiando meno sano e più della metà ha lasciato da parte l’esercizio fisico. Chi vuole rimediare, punterà su una dieta. Attenzione a sceglierla bene: consultarsi con un medico oppure, se si fanno ricerche online, accantonare quelle che eliminano o riducono interi gruppi di alimenti, in genere indicate per casi specifici.

Pancia piatta

Tra queste la Fodmap, pubblicizzata per appiattire la pancia in poche settimane. Ma chi segue questa dieta per dimagrire o sgonfiarsi dopo un periodo di eccessi, è sulla strada sbagliata. I ricercatori dell’australiana Monash University, che l’hanno messa a punto nel 2004, sono molto chiari: la Fodmap è rivolta solo a chi riceve una diagnosi di sindrome dell’intestino irritabile. Quindi persone con dolori addominali, pancia gonfia e disturbi intestinali costanti. «La Fodmap non nasce come dieta dimagrante, ma in ambito accademico come intervento a breve termine per identificare gli alimenti che scatenano l’IBS (inflammatory bowel syndrome)», spiega Raffella Cancello, specialista in Scienza dell’alimentazione dell’Irccs Istituto Auxologico Italiano.

Alla base della patologia intestinale fattori psicosomatici, quindi un eccesso di ansia, stress e tensioni nervose che hanno ricadute sull’apparato digerente, ma anche altre possibili cause. Come l’ipersensibilità viscerale che, spiega Maurizio Vecchi, direttore dell’Unità operativa di Gastroenterologia al Policlinico di Milano, “nei pazienti con IBS causerebbe risposte eccessive a livello gastrointestinale. Potrebbero esserci più recettori per il dolore? In realtà non lo sappiamo. Ultimamente stiamo percorrendo anche un’altra strada, quella dell’IBS come condizione infiammatoria cronica post infettiva. In questo caso pensiamo che la sindrome rimanga nel paziente dopo una patologia acuta, come ad esempio una gastroenterite, ma ancora una volta non abbiamo dati corposi e prove concrete”.

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Concreta per ora è l’efficacia dell’intervento dietetico. La parola Fodmap raggruppa alimenti ad alto contenuto di zuccheri fermentabili (oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli), sostanze che fermentano e aumentano il volume dell’acqua nell’intestino scatenando dolore addominale, eccesso di aria e diarrea nelle persone con ipersensibilità. Si trovano in frumento, latticini, frutta e diversi vegetali

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